26 Gennaio 2021
Questa sono io: da archeologa a professional organizer
Ci sono due domande che mandano in crisi i multipotenziali. In realtà sono innocue, quasi di prassi: una ce la rivolgono spesso, a volte solo per cortesia; l’altra invece ce la sentiamo dire solo in certe occasioni, per fortuna. Anche a me le hanno poste, più volte durante il mio percorso.
La prima domanda è: “Che lavoro fai?” Sembra semplice rispondere, se hai un lavoro fisso da anni, da sempre. Nel mio caso non lo è, allora scelgo la risposta più in linea con la situazione: ai conoscenti dico il nome di uno dei miei lavori più noti (per esempio, l’autrice di storia antica); invece agli amici racconto il mio attuale lavoro con tutte le sue sfaccettature.
La seconda domanda è: “Come ti vedi tra cinque anni?” Mi sono scervellata ogni volta per dare una risposta consona. In realtà non ne ho mai avuto idea. Dagli otto ai ventidue anni avrei risposto con sicurezza, poi ho iniziato ad avere qualche dubbio: le infinite possibilità offerte da un corso di laurea già ricco di stimoli mi hanno fatto navigare con la fantasia e il cuore verso mille direzioni diverse. I casi della vita (o i tempi maturi) mi hanno fatto fare una giravolta su me stessa e inviato verso lidi sconosciuti e affascinanti. C’è così tanto da scoprire…
Il mio percorso
Nella vita ho fatto molti lavori. Alcuni sembrano discendere in modo naturale da altri, certi sono delle novità assolute.
L’archeologa
Il mio lavoro: l’ho fatto, l’ho amato e l’ho lasciato perché non trovavo più prospettive di crescita. Inoltre, il giorno in cui mi sono resa conto di fare sempre le stesse cose ho iniziato ad annoiarmi.
Ho capito che non faccio, ma sono un’archeologa, in tutto e per tutto: trovare soluzioni, fidarmi del mio intuito, l’immaginazione, la disciplina, il metodo, le procedure, le liste, la classificazione, la ricerca, l’interpretazione, la multidisciplinarietà, l’antropologia – fa tutto parte di me.
L’operatrice museale
Sogno nel cassetto da ragazzina, lavorare in un museo e conoscerne tutti i segreti (o quasi). Il mio primo incontro con le scolaresche è stato amore a prima vista e mi ha segnato nelle scelte successive.
L’accompagnatrice turistica
Primo passo verso il mondo del turismo: credevo nella divulgazione archeologica e il turismo mi sembrava la via principale, quindi una mia evoluzione naturale. Non avevo capito bene che cosa comportasse questo lavoro, poi ho scoperto che non mi piaceva.
L’operatrice didattica di archeologia
Insegnare la mia passione nelle scuole mi ha fatto tornare bambina, non mi sembrava un lavoro ma una grande fortuna. Avevo grandi idee, progetti fantastici e un po’ ambiziosi da realizzare, ma mi chiedevano sempre gli stessi laboratori e mi annoiavo.
La guida turistica
Ho visto una guida al Musée d’Orsay a Parigi e mi son detta: “Voglio farlo!”. E l’ho fatto, anche se alla mia maniera: mi sono specializzata in turismo scolastico e divertita un sacco a portare i bambini nei siti e nei musei archeologici del mio territorio.
La docente di tecnica turistica
Esperienza da dimenticare. Però mi ha fatto capire quanto mi interessasse il turismo: così mi sono iscritta al corso di laurea Promozione e Gestione del Turismo. Ho studiato materie lontane anni luce da me (economia, statistica, diritto) e me ne sono innamorata.
La cameriera di risto-pub
Il mio primo (e unico) contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tornavo a casa alle prime ore del mattino e olezzavo di carne alla griglia. Non era il mio lavoro, odiavo cenare insieme a tutto il personale prima dell’apertura, ma ho imparato molto sulle persone: una vera palestra di antropologia e filosofia.
L’autrice di storia antica per bambini
Ennesimo sogno nel cassetto! Ho collaborato con tre autrici esperte per progettare e scrivere i testi di due sussidiari. Mi sono occupata di storia antica e mi sono immersa nelle antiche civiltà dei fiumi e del Mediterraneo, dai Sumeri ai Romani. È stato stancante, ma ho imparato un mestiere e, soprattutto, a scrivere.
La professional organizer
Ho lasciato l’archeologia, sono entrata in crisi e il disordine ha preso il sopravvento: dovevo ritrovare la serenità. L’organizzazione è stata la via più naturale per me: sono partita dagli spazi di casa e sono arrivata al tempo. Adesso mi occupo di organizzazione per i multipotenziali: una nuova sfida, una nuova gioia.
Come continuerà il mio percorso?
Se mi chiedi come mi vedo tra cinque anni, però non lo so: ho una vaga idea, qualche desiderio, delle aspirazioni, ma nulla di certo. Sono una multipotenziale consequenziale (la Wapnick direbbe Fenice): preferisco approfondire una cosa alla volta, per qualche anno, per poi buttarmi in qualcos’altro. Ogni cinque anni ho bisogno di cambiare prospettiva e iniziare da capo. E ancora non so cosa sarà!
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