Virginia Woolf, una stanza tutta per sé - Paroladordine

Virginia Woolf, un metodo tutto per sé

Stai per leggere un articolo diverso dal solito, frutto di una sorta di folgorazione o intuizione che – ne sono sicura – hai provato più volte nella tua quotidianità multipotenziale.

Conosco Virginia Woolf davvero poco, vaghe reminiscenze dei miei quindici anni, quando le ragazze, soprattutto quelle introverse e introspettive, leggevano i suoi libri e li amavano. Non ho mai amato davvero Virginia Woolf e, una volta cresciuta, l’ho trovata poco consona alle mie “letture della buonanotte”.

Però ho sentito parlare tanto del suo Una stanza tutta per sé e, quando l’ho trovato in prima fila in libreria, l’ho preso. L’ho iniziato e l’ho riposto – faticoso, per me. Poi l’ho ricominciato, mi sono convinta ad andare oltre le prime difficoltà (mie) e… Be’, sì, ho scoperto un mondo: il suo.

Virginia Woolf

Credo di essermi divertita a leggerlo tanto quanto lei si sia divertita a scriverlo, a cercare la formula giusta, a comporre le parole per farle fluire in un nastro, un racconto, che parte da un semplice titolo e arriva a dipanarsi tra la sua mente e il foglio.

Il libro è un saggio basato su due conferenze dal titolo Le donne e il romanzo, che Virginia Woolf lesse in due scuole universitarie femminili nel 1928. Ma nella sostanza è un esempio meraviglioso della sua scrittura, del suo genio e del suo pensiero libero.

Mi sono entusiasmata a leggere le sue frasi, ad assaporare la sua tecnica, e ho ammirato la sua vasta cultura, a tal punto che ho tirato fuori dallo scaffale Diario di una scrittrice (prestatomi qualche anno fa e mai affrontato) e ho iniziato a leggerlo con avidità. Non l’ho ancora finito, mancano poche pagine, ma è stato per me una scoperta meravigliosa.

Questo libro è stato curato dal marito Leonard Woolf dopo la sua morte e composto da estratti del suo diario, in cui esprime tutta se stessa come scrittrice e artista.

Un metodo tutto per sé

Ho resistito alla tentazione di leggere informazioni altrui sulla sua vita, ho preferito conoscerla pian piano dalle sue stesse parole. Per quel che ho capito, la sua attività di scrittrice era molto intensa: si occupava di critica letteraria, di autori contemporanei e del passato, scriveva articoli e recensioni per riviste britanniche e americane che poi riuniva in saggi e libri; era titolare insieme al marito di una casa editrice, la Hogart Press; scriveva racconti e i romanzi per cui è famosa; studiava lingue straniere; leggeva una quantità considerevole di libri per lavoro, sia come critica sia come scrittrice, e per piacere.

La sua giornata lavorativa iniziava al mattino, continuava nel pomeriggio e fin dopo cena, tra scritture, revisioni e letture. Tranne quando c’erano persone in visita o impegni fuori casa, e le occasioni erano tante.

Non so se Virginia Woolf fosse multipotenziale, ma di sicuro il suo approccio ai suoi tanti progetti, che portava avanti in simultanea, mi è familiare. Tra le pagine del suo diario ho trovato il metodo con cui organizzava il suo lavoro e ne sono rimasta affascinata. Ti lascio alcune  delle sue parole come esempio:

Così, evidentemente, il mio piano dei due libri che procedono fianco a fianco è attuabile e certo leggere con uno scopo mi diverte. Mi sono impegnata a un solo articolo per Supt., su un saggio, e questo quando pare a me; così sono libera. (...) A quarant'anni comincio a imparare il meccanismo del mio cervello: come ricavarne la maggior quantità di piacere e di lavoro. Il segreto è, credo, far sempre in modo che il lavoro sia piacevole.
Roger tutta la mattina; passeggiata dalle due alle quattro; bocce dalle cinque alle sei e trenta; poi madame de Sévigné; pranzo alle sette e trenta; lettura di Roger; musica; rilegatura del Candide di Eddie; lettura di Siegrfried Sasson e quindi a letto, alle undici e trenta o press'a poco. Un ottimo ritmo; ma sembra che io non riesca a mantenerlo se non per poche settimane. La prossima, tutta un'interruzione.

Gli articoli di critica letteraria e le recensioni per le riviste erano il suo lavoro sicuro, le permettevano di guadagnare abbastanza soldi da sentirsi indipendente e libera di scrivere quel che le interessava di più. Mi ricorda l’approccio Einstein.

Ogni giorno alternava più lavori di scrittura, riservando la mattina al suo libro più impegnativo (scrittura, revisione, battitura a macchina, rilettura bozze), e leggeva opere antiche, contemporanee, lettere e documenti utili per i suoi saggi e articoli. A volte affiancava al suo lavoro principale le bozze di alcune nuove idee: scrivere qualcosa di piacevole e fresco le alleggeriva la fatica e le dava nuova grinta.

Nel frattempo doveva fronteggiare parecchie difficoltà:

  • le numerose interruzioni da parte di familiari, amici, colleghi e clienti.
    Grazie al cielo oggi Sybil ha rimandato la sua visita, perciò rimane soltanto Dadie e domani, se Dio vuole, una giornata intera di solitudine;
  • il suo stato di salute (nel diario scrive di influenze, mal di testa, depressione) spesso dovuti al troppo lavoro.
    Lasciar riposare i nervi per due giorni sarebbe la cura ideale, ma non è facile riuscire a riposare;
  • l’obbligo di scrivere su ordinazione per guadagnar soldi.
    Spero di organizzarmi e di scrivere un bell’articoletto discreto al mese per 25 sterline, e così poter vivere senza assillo, e leggere quello che voglio. A 46 anni bisogna essere avari, aver tempo soltanto per le cose essenziali;
  • lo sforzo quotidiano di certi periodi e il consumo di energia.
    Ora che ho ridotto il mio cervello come un cencio di vecchia lavandaia su Roger;
  • le preoccupazioni nei confronti dei suoi libri, della fama, dei suoi amici e familiari, dell’età, della sua salute, della guerra.

Virginia Woolf, un metodo tutto per sé per organizzarsi

Perché ho deciso di scriverti di come ho scoperto Virginia Woolf solo ora e di quanto questi due libri – soprattutto il diario – mi abbiano colpita?

Prima di tutto per la curiosità che mi ha scatenato. L’ho incontrata per caso sulla mia strada, mi ha conquistata come artista e ho sentito il bisogno di saperne di più. Sono contenta di averla conosciuta adesso, di sicuro riesco ad apprezzarla (e pr certi versi comprenderla) più da adulta che da ragazzina.

Poi perché il suo metodo per organizzarsi e lavorare a più progetti contemporaneamente offre spunti di riflessione. Usava intervalli di tempo più o meno lunghi per ogni lavoro, sceglieva il momento della giornata migliore per ogni tipo di progetto (al mattino, quando aveva più energia, quelli più corposi; di pomeriggio, per non affaticarsi troppo, quelli più riposanti) e alternava momenti di lavoro a pause rigeneranti (come le passeggiate in campagna, le commissioni in città e le partite a bocce).

Ma anche perché è interessante confrontarci con chi ci è già passato e ha avuto successo; e pure sapere che non siamo soli in questa nostra ricerca di equilibrio tra vita quotidiana, le nostre passioni, la costante tentazione di novità e il tempo per noi.
Infine perché nelle sue parole riconosciamo la nostra stessa fatica di portare avanti ogni giorno più progetti, e la gioia di essere immersi in ciò che amiamo e ci fa sentire vivi all’ennesima potenza.

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Alessandra Noseda
alessandra@paroladordine.org

Sono una professional organizer specializzata nel tempo per multipotenziali: li aiuto a organizzare gli impegni perché possano cambiare il mondo grazie ai loro progetti innovativi.